Stato ecologico e chimico delle acque marine e costiere della Toscana nel 2022
Lo stato ecologico e chimico dei 16 corpi costieri della Toscana monitorati, nel 2022, da ARPAT con l'ausilio del proprio battello oceanografico e tramite immersioni subacquee
Proseguiamo con l’attività di anticipazione dei dati contenuti nell’Annuario 2023, la notizia di oggi è dedicata ai dati delle acque marine e costiere.
Lo stato ecologico, come quello chimico, viene determinato su base triennale, quindi possiamo solo anticipare i dati relativi al primo anno del nuovo triennio 2022-2024, scaturiti dal monitoraggio che l'Agenzia realizza sulle acque marine e costiere della Toscana, comprese le isole dell’Arcipelago, effettuando campionamenti, misure ed analisi nelle acque, sui popolamenti bentonici (prateria di posidonia, macroaghe litorali, macrozoobenthos, ecc.), negli organismi marini (pesci e molluschi) e nei sedimenti.
Dalla valutazione dei risultati del monitoraggio, nel 2022, emerge che lo stato ecologico è:
- elevato in 11 corpi idrici
- buono in 4
- sufficiente in uno: Costa del Serchio, che si conferma un punto critico.
Nell’ultimo triennio (2019-2021) Costa del Serchio è stato il solo corpo idrico, insieme a Costa dell’Albegna, con uno stato ecologico “sufficiente”, determinato da un indice trofico TRIX elevato (>4). L'indice combina 4 variabili: ossigeno disciolto, clorofilla “a”, fosforo totale e azoto inorganico disciolto. Questa situazione tendente all’eutrofia è probabilmente determinata dagli arricchimenti di nutrienti e sostanza organica provenienti dall’emissario del Lago di Massacciuccoli (Canale Burlamacca) e dal fiume Serchio che sfociano in questa zona di acque basse e con scarso ricambio. Il valore elevato di biomassa fitoplanctonica (media annuale di clorofilla “a”) rilevato nel 2022 sembra confermare questa tendenza, influenzata anche dai cambiamenti climatici, in particolare l'aumento delle temperature superficiali del mare.
Nel precedente triennio, 2019 - 2021, il giudizio di qualità ecologica dei corpi idrici costieri risultava il seguente:
- 25% elevato (4 corpi idrici)
- 63% buono (10)
- 12% sufficiente (2)
Lo stato ecologico scaturisce da una complessa valutazione che tiene conto del rapporto tra il valore di riferimento contenuto nella normativa e quello misurato (EQR) per ciascun elemento di qualità biologica (EQB) rappresentato da: biomassa fitoplanctonica, macroalghe, macrozoobenthos e Posidonia oceanica. Questa prima classificazione viene verificata integrando (Fase I) queste informazioni con l’analisi degli elementi chimico fisici e, in particolare, dell’indice trofico TRIX, che, come già detto, combina 4 variabili: ossigeno disciolto, clorofilla “a”, fosforo totale e azoto inorganico disciolto. L’ultimo passaggio (Fase II) per la determinazione dello stato ecologico di un corpo idrico costiero si basa sulla valutazione delle concentrazioni di inquinanti chimici non prioritari (tabella 1/B del D.Lgs. 172/2015) rispetto ai valori di riferimento. In tutti questi passaggi (EQB, Fase I e Fase II) si adotta sempre il principio di massima precauzione, questo comporta che lo stato ecologico, risultante, viene influenzato dal peggiore valore determinato da un singolo EQB o parametro.
Per quanto riguarda, invece, lo stato chimico delle acque costiere, nel 2022, emerge uno stato chimico non buono per 6 corpi idrici: costa del Serchio, pisana, di Follonica, dell’Argentario ed Elba oltre che le isole minori. L’assegnazione del giudizio non buono deriva da concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientale - SQA di alcuni inquinanti, come mercurio, polibromodifenileteri (PBDE), tributilstagno (TBT) ed altri, riscontrati nei pesci o nella colonna d’acqua. Si tratta di una valutazioe provvisoria, quella finale verrà effettuata solo al termine del triennio, nel 2024.
Nel precedente triennio, 2019-2021, lo stato chimico è risultato non buono per tutti i corpi idrici costieri della Toscana principalmente per la presenza di mercurio e difenileteri bromurati in concentrazioni superiori agli SQA nelle acque, oltre che per superamenti di altri parametri nei pesci, nelle acque e nei molluschi.
Lo stato chimico delle acque costiere descrive la qualità del corpo idrico sulla base delle concentrazioni di sostanze chimiche prioritarie, elencate nella Tabella 1/a del D.Lgs 172/2015, nelle acque e nel biota (pesci o molluschi bivalvi) confrontate con gli standard di qualità ambientale (SQA) stabiliti dalla normativa: se una sostanza supera lo specifico standard di qualità ambientale, in un anno, viene attribuito uno stato chimico “non buono”.
La diffusa presenza di mercurio nelle acque costiere toscane è dovuta sia a cause naturali, come le note anomalie geochimiche della costa maremmana (Amiata e Argentario) o dell’alta Val di Cecina, che a fattori antropici (attività minerarie e produzioni industriali con utilizzo di celle elettrolitiche a mercurio, ad esempio). I polibromodifenileteri, PBDE, sono invece ritardanti di fiamma sintetici di origine industriale (impiegati in molti prodotti plastici, tessili, elettronici ed altro ancora per aumentarne le caratteristiche ignifughe) e persistenti nell’ambiente.
Il tributilstagno (TBT) e, in generale, i composti organostannici sono stati ampiamente utilizzati come biocidi nelle vernici antivegetative delle imbarcazioni o di strutture sommerse (condotte sottomarine, pali, prese a mare, ecc.) ed in numerose applicazioni industriali (additivi e catalizzatori nella produzione di plastiche e gomme) ed agricole (antiparassitari). In considerazione del largo uso a livello mondiale per molti decenni e delle caratteristiche chimico/fisiche, tali inquinanti sono tra quelli ubiquitari e persistenti in tutti gli ecosistemi acquatici, con concentrazioni più elevate negli ambienti marino-costieri , soprattutto in zone fortemente antropizzate (porti e industrie).
In tutti questi i casi si tratta di sostanze che tendono ad accumularsi nella rete trofica (bioaccumulo e biomagnificazione) e che anche dopo che sono state eliminate (o sostituite) nelle produzioni industriali continuano ad essere rilevate in quantità consistenti negli organismi.
Per concludere, è importante ricordare che, adottando il principio di massima precauzione, molti degli standard (SQA) per le acque marine sono stati stabiliti con concentrazioni estremamente basse (inferiori, ad esempio, di 100 o 1000 volte rispetto a quelle previste per le acque superficiali interne), prossime (o inferiori) ai limiti di quantificazione dei metodi analitici attualmente disponibili, per cui un solo valore misurabile può determinare il superamento e l’incertezza delle misure aumenta.